Scritto da Malcolm Lowe
Categoria: La Chiesa in Israele

Il Mito del Cristianesimo Palestinese

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dal Gatestone Institute

Molti studi eccelsi sono stati svolti sulla storia del cristianesimo nel paese dei suoi natali, tali da poter riempire un'intera libreria. Negli ultimi anni, tuttavia, tutto questo lavoro è oscurato dal mito, creato dalla cosiddetta "narrativa palestinese", del cristianesimo palestinese.

Va di moda parlare di "narrativa" e riferirsi ad essa. Ma che cos'è una narrativa in questo contesto? Forse tutti abbiamo ricevuto una email falsa in nome di un amico che chiede disperatamente denaro, dopo essere stato presumibilmente derubato mentre era in vacanza in un paese straniero. Questa è una "narrativa": spesso una massa di bugie che richiede un immediato e acritico consenso. Fate attenzione a coloro che vi implorano fortemente di ascoltare le loro narrative.

Palestinian ChristiansNel marzo del 2011, per buona sorte, i principali elementi del mito del cristianesimo palestinese sono stati ben riassunti nel post di un blog intitolato "The Vanishing Church in the Holy Land (La Chiesa in Via di Estinzione in Terra Santa). " Il suo autore, che si fa chiamare Sir Jeffery Abood (il suo titolo non viene da Sua Maestà, ma da Roma), lo aveva già pubblicato lo scorso 30 dicembre nella rivista America Magazine. Così, nonostante abbia avuto tempo di essere avvisato dei suoi numerosi errori, l'articolo è riapparso immutato, a parte alcuni insignificanti ritocchi stilistici. I miti sono insensibili alla verità.

Il post del blog di Sir Jeff (lui preferisce "Jeff" a "Jeffrey") ha una grande virtù: è conciso. Esso racchiude in poche parole numerosi e spesso ripetuti travisamenti sui cristiani in Terra Santa. Contiene anche un'importante affermazione vera che citeremo alla fine. In tutti gli altri ambiti, Sir Jeff ha fornito l'opportunità di compilare una pratica e altrettanto concisa demitologizzazione del mito del cristianesimo palestinese.

Il tono è posto da un'affermazione di apertura, che costituisce una palese falsità e assurdità: "Per due mila anni, le comunità cristiane lì hanno prosperato". Richiamiano alla mente la distruzione delle comunità cristiane sotto Diocleziano nel quarto secolo, sotto l'invasioine persiana nel settimo, sotto il califfo fatimide musulmano Al-Hakim nel decimo, e sotto Bibars nel tredicesimo. Senza citare altri crudeli regimi, invasioni, massacri, piaghe e carestie.

Nei secoli seguenti, è avvenuta una depopolazione generale. Intorno al 1800, la popolazione di Gerusalemme ammontava solo a nove mila abitanti, oggi è tre quarti di milione, e la popolazione di tutto il paese era forse di trecento mila persone, mentre oggi ammonta a dieci milioni di israeliani e palestinesi. I cristiani spesso non prosperavano; spesso nessuno prosperava.

Sir Jeff continua: "Tuttavia, negli ultimi sessant'anni, la loro popolazione è scesa dallo storico 18 per cento, a meno del 2 per cento di oggi. Le comunità cristiane non sono mai state vicine a lasciare il paese come ora." Sir Jeff, come vedremo tra breve, pensa che solo gli arabi cristiani devono essere contati. Ma anche in questo ambito, lui si sbaglia. Gli arabi cristiani ammontavano a circa 150.000 o all'8 (non il 18) per cento nel 1947, mentre oggi, con circa 180.000 abitanti, sono in effetti sotto il 2 per cento. Così il numero degli arabi cristiani è aumentato negli ultimi sessant'anni, ma il numero degli ebrei è aumentato maggiormente e quello dei musulmani ancora di più.

Inoltre, in sessant'anni la popolazione araba cristiana dello Stato di Israele è quasi triplicata. Non vi sono statistiche definitive per l'attuale popolazione cristiana nelle aree dell'Autorità Palestinese (AP); alcune cifre incerte sono state stimate perfino da fonti ufficiali. Ma nel 2008 degli studiosi palestinesi hanno pubblicato dei dati accuratamente raccolti, che suggeriscono che la popolazione arabo-cristiana oggi potrebbe essere minore rispetto al 1948, ma che il declino abbia avuto luogo prima del 1967, anno a partire dal quale la popolazione ha cominciato ad aumentare. In quell'evento, l'aumento degli arabi cristiani in Israele ha più che compensato la diminuzione di popolazione in aree sotto il dominio arabo (negli anni tra il 1948-1967 e dal 1995). Secondo questi dati, gli arabi cristiani, che vivono nello Stato di Israele come cittadini israeliani, ora superano di numero quelli sotto l'Autorità Palestinese di circa tre a uno.

Gli studiosi palestinesi citati erano Rania Al Qass Collings, Rifat Odeh Kassis e Mitri Raheb. È noto che gli ultimi due non mi contano tra i loro migliori amici, così non posso essere accusato di selezione tendenziosa di fonti, né tantomeno di propaganda sionista. Ma mentre onestamente non sono d'accordo con loro su varie cose, posso rispettare il loro evidente e coscienzioso tentativo di mettere insieme dei dati affidabili.

I loro dati riguardo al numero dei cristiani in Cisgiordania e Gaza nel secolo scorso sono i seguenti: 48.855 (1961: censimento giordano), 42.494 (1967: censimento israeliano), 51.563 (1995), 48.800 (2006), 51.710 (2007/8). Le ultime tre cifre sono stimate dai suddetti studiosi, basate su dati minuziosamente collezionati in rilevanti centri di popolazione. Questi dati confutano completamente il concetto di Sir Jeff' sulla "chiesa in via di estinzione", attribuita all'influenza di Israele. Al contrario, la popolazione cristiana stava diminuendo prima che Israele prendesse il potere nel 1967, ma aumentò notevolmente dopo quell'anno. Dal 1995, quando quasi tutta la popolazione cristiana passò sotto diretto controllo dell'AP, come parte dell'Area A della Cisgiordania, il numero della popolazione è rimasto quasi immutato. Aumentò solo dopo un calo durante la seconda intifada palestinese (durante la quale alcuni cristiani cercarono rifugio all'estero).

Poi, Sir Jeff si rivolge alla composizione delle comunità cristiane in Terra Santa: "Che abitino in Israele, in Cisgiordania o in Gaza, questi cristiani sono tutti palestinesi (con l'eccezione di recenti comunità di lavoratori immigrati) e hanno vissuto lì per 2000 anni". Quanta assurdità in una breve frase!

I primi cristiani locali erano ebrei, poi erano gentili che gradualmente si convertirono dalle città greche della costa e dalla Transgiordania (la Decapoli). Nel corso dei secoli, un gran numero di cristiani arrivò da molti paesi. Quindi vi sono oggi armeni e siriani ortodossi (per la maggior parte rifugiati provenienti dalla Turchia sudorientale), copti, etiopi e maroniti. I membri della comunità ecclesiastica di Sir Jeff, i cattolici latini, vi diranno orgogliosamente di essere i discendenti di molti europei arrivati durante il periodo delle crociate. Molti greco-ortodossi hanno antecendenti di lingua greca. Oggi tutti loro sono chiamati (come nel presente articolo) "arabi cristiani" perché crescono parlando arabo, sebbene la loro discendenza intercontinentale sia per la maggior parte non araba.

L'afflusso più recente, ignorato da Sir Jeff, è costituito dai cristiani compresi tra i 300.000 non ebrei, parenti degli ebrei che arrivarono dall'ex Unione Sovietica. Il numero totale di questi immigrati raggiungerebbe quello di tutte le antiche comunità; non è certo, ma una stima comune è di 30.000 persone. Vi sono anche alcune migliaia di cristiani ebrei o "messianici", nonostante queste cifre siano ugualmente incerte. In breve, vi sono stati vasti cambiamenti nella composizione della popolazione cristiana nel corso di più di 2000 anni, e chiamarli "tutti palestinesi" vuole semplicemente dire che stiamo parlando della stessa area geografica.

Sir Jeff poi invoca l'affermazione, largamente diffusa, che i cristiani e i musulmani abbiano sempre vissuto insieme felicemente sotto il dominio musulmano in Terra Santa: "i cristiani non stanno lasciando Israele/Palestina a causa dei loro vicini musulmani. Dopo tutto, per 1500 anni la popolazione cristiana è stata relativamente stabile, nonostante abbia vissuto in una cultura largamente musulmana." Parlare di una "popolazione stabile", come si è visto, è un'assurdità. Così menzionerò solo due tra gli infiniti esempi che confutano l'illusione di una felice coesistenza.

I cristiani di Nazaret sono stati espulsi nel 1517; solo nel 1620 i francescani riuscirono a rinnovarvi una presenza cristiana. A Betlemme furono i cristiani ad espellere i musulmani nel 1831. Negli ultimi due decenni, tuttavia, i cristiani sono stati incoraggiati a lasciare Betlemme dai musulmani che hanno comprato le loro case e le loro attività commerciali; così i cristiani sono passati da una grande maggioranza ad una piccola minoranza.

"Persino oggi, molti leader palestinesi eletti sono dei cristiani che godono di popolarità e di un'ampia base di supporto". Il Consiglio Legislativo Palestinese, i cui inefficaci incontri hanno cessato di avvenire alcuni anni fa, ha solo un pugno di seggi riservati ai cristiani. Vi è anche la fazione composta da una sola donna di Hanan Ashrawi. In nessuno di questi casi si può parlare di "popolarità e di un'ampia base di supporto".

"Da quando lo Stato di Israele ha occupato quelle terre (parzialmente nel 1948, e prendendo il resto nel 1967) i cristiani sono emigrati". Apparentemente, Sir Jeff fa parte di coloro che considerano lo Stato di Israele, entro ogni confine, come parte di una "Palestina occupata". In ogni evento, come abbiamo visto, la popolazione cristiana è cresciuta sostanzialmente sotto l'occupazione israeliana dopo il 1967. E neanche avvenne che i cristiani cominciarono improvvisamente ad emigrare nel 1948. Nel 2000, il Cile ha celebrato ufficialmente il centenario della presenza palestinese nel paese, sebbene il primo arrivo conosciuto risalga al 1854. Circa 400.000 cileni affermano di avere discendenza palestinese, soprattutto da cristiani della zona di Betlemme che emigrarono tra il 1900-1930.

"La maggior parte delle terre possedute dai cristiani sono state e continuano ad essere confiscate per la costruzione di insediamenti illegali". La maggior parte? Sir Jeff offre solo un esempio: un "muro gigante" costruito su una proprietà appartenente alla "Casa della Madonna Addolorata fuori Gerusalemme". Da quando in qua un muro è considerato un insediamento?

Infatti, gran parte di Gerusalemme Ovest, incluso il prestigioso quartiere Rehavia e il Knesset, è costruito su terra che fu presa in locazione e continua ad appartenere alla Chiesa greco-ortodossa. Molte di queste locazioni sono recentemente scadute e la Chiesa ha ricevuto dei pagamenti per il loro rinnovo. La Chiesa Ortodossa Copta recentemente ha dato in locazione un grande edificio per essere adibito a clinica israeliana. Altre chiese, che hanno dato in locazione aree residenziali, includono quelle ortodosse armene e siriane. In nessuno di questi casi la terra è stata confiscata; la propietà ecclesiastica rimane ancorata nella legge israeliana.

Mentre Sir Jeff considera tutto Israele come terra occupata, forse concorda anche con l'appellativo di "coloni" che i palestinesi danno agli abitanti ebrei di Gerusalemme Ovest. Per esempio, il 31 ottobre 2010, Al-Quds ha pubblicato vari articoli riguardanti un incendio doloso ai danni di una chiesa situata, come notato esplicitamente dal giornale, in "Via dei Profeti" nella "Gerusalemme Ovest". Ad oggi, gli autori del dolo rimangono ignoti. Ma l'articolo principale in Al-Quds (p. 1) lo definisce un attacco perpetrato dai "coloni" nella "Gerusalemme occupata". È stata pubblicata una foto (p. 2) di "coloni" che passavano davanti alla chiesa. Anche il primo ministro dell'AP Salam Fayyad (p. 1), il portavoce dell'AP Nabil Abu Rudeina (p. 1) e il ministro degli esteri dell'AP Riyad Al-Maliki (p. 7) venivano variamente citati mentre si servivano dei termini "coloni" e "occupazione" riferendosi all'incidente. Tutte queste affermazioni avrebbero presupposto che anche Gerusalemme ovest fosse una "Palestina occupata" abitata dai "coloni".

Vi è una grande questione qui che deve essere chiarita. I palestinesi richiedono costantemente "uno stato con Gerusalemme come sua capitale". Essi lasciano credere di intendere "Gerusalemme Est", ma evitano di dirlo apertamente. Potrebbe essere un caso di ambiguità: facciamo pensare agli stranieri che si intende solo Gerusalemme Est, mentre i palestinesi possono intendere "tutta Gerusalemme". Ogni volta che usano quella frase, dovrebbero essere forzati a chiarire: "Noi non facciamo rivendicazioni su Gerusalemme Ovest".

Sir Jeff, ovviamente, non ha citato quelle dichiarazioni sulla chiesa di Gerusalemme. E neanche ha menzionato gli incendi dolosi alle chiese cristiane e ad altre istituzioni sotto il controllo AP. Per esempio, cinque chiese sono state attaccate dopo la controversa affermazione del Papa riguardo ai musulmani a Regensburg, nel settembre del 2006 (quattro chiese a Nablus e una in Gaza).

"Continuano anche ad esserci tentativi da parte del governo di rimuovere lo stato di esenzione delle tasse della Chiesa". Fino al diciannovesimo secolo, i cristiani dovevano pagare le tasse richieste dal loro stato dhimmi, e le chiese erano costrette a pagare varie imposte. Sotto la pressione delle potenze europee, il governo ottomano eliminò queste tasse discriminatorie, istituendo lo stato d'esenzione delle tasse per le chiese.

Nel mondo di oggi, la questione è totalmente differente. Non dovrebbero, non solo le chiese, ma anche chiunque altro pagare le tasse per la gestione di ristoranti e negozi di regali, per l'importazione di limousine, per servizi municipali come strade, rete fognaria e servizio di smaltimento dei rifiuti? Ciò è quello che varie chiese ora affermano essere il loro diritto. Israele consente agevolazioni fiscali per opere di carità riconosciute e altre attività non a scopo di lucro, effettuate nel pubblico interesse, e vorrebbe che le chiese si adattassero a questo regime.

"L'evangelizzazione stessa, sempre una missione primaria della Chiesa, è un crimine in Israele, e prevede l'arresto". Sir Jeff non ha nessuna scusa per ripetere questa fandonia, la cui falsità è ben nota. Nel 1978, sotto la pressione di cerchie ebraiche ortodosse, il Knesset ha emanato una legge che proibiva non l'evangelizzazione come tale, ma l'offerta o il ricevimento di "incentivi materiali" al fine di far cambiare religione. La legge vietò anche i tentativi di persuadere i minori a convertirsi.

Tutti sanno due cose riguardo a questa legge. Una, che non si riferisce specificatamente al cristianesimo ma si applica ad ogni cambio di religione. L'altra, che fino ad oggi, più di trenta anni dopo, non è mai avvenuto un perseguimento sotto questa legge, sebbene vi siano stati costanti casi di ebrei convertiti al cristianesimo o viceversa. Sir Jeff dovrebbe invece rompere il suo silenzio sulle persecuzioni di quei musulmani in Cisgiordania che osano diventare cristiani.

"Persino i Luoghi Sacri stanno affrontando una crescente minaccia. La Chiesa della Natività di Betlemme porta ancora i segni degli spari delle forze della difesa israeliana del 2002." Sir Jeff sicuramente sa ciò che evita di menzionare: che questo accadde quando degli uomini armati palestinesi occuparono e devastarono la chiesa, dopo essere fuggiti da uno scontro con gli israeliani.

"L'accesso alla Chiesa del Santo Sepolcro viene sempre più negato ai cristiani palestinesi che vivono fuori dalle mura della città vecchia di Gerusalemme". Come già notato, la grande maggioranza di cristiani arabi vive in Israele come cittadini israeliani; il loro accesso al Santo Sepolcro è illimitato. In occasione di grandi festival vengono organizzati dei viaggi per i cristiani della Cisgiordania, per poter venire e rendere culto.

"L'anno scorso è stato negato persino l'accesso il Sabato Santo, il giorno prima di Pasqua". Un osservazione estremamante ingannevole. Lui si riferisce alla cerimonia del Fuoco Santo, quando il Santo Sepolcro è pieno zeppo di pellegrini ortodossi che portano mazzi di candele, aspettando di accenderle tutte insieme quando il fuoco miracolosamente appare. Dalla caduta dell'Unione Sovietica, i cristiani russi ortodossi vengono in massa, unendosi a quelle dei pellegrini greco-ortodossi e locali.

Il pericolo è ovvio e le autorità israeliane hanno dovuto imporre un limite, non agli arabi cristiani, ma al numero totale permesso nello spazio angusto della chiesa. Non lo sa questo Sir Jeff? O non gli importa se avviene una catastrofe, che lui potrebbe aggiungere alla sua litania di lamentele?

"Il Cenacolo è completamente chiuso a tutti i cristiani. Quando a Papa Giovanni Paolo II fu concesso di pregarvi nel 2000, si trattò in realtà di una rara opportunità." La prima frase è errata; la seconda è estremamente ingannevole. I turisti hanno regolare accesso al Cenacolo. Ma il tentativo dei cattolici latini di acquisirlo come un luogo di culto ha trovato resistenza per molte ragioni. Prima di tutto, i musulmani molto tempo fa dichiararono il luogo essere una moschea. Ciò è testimoniato da varie iscrizioni, come quella di una professione di fede islamica. Secondo, perché lo Stato di Israele dovrebbe assegnare esclusivamente ad una chiesa, quella latina, un luogo riverito da tutti i cristiani?

Ogni anno in gennaio, il giovedì durante la Settimana di Preghiera per l'Unità Cristiana, è tenuto nel Cenacolo un incontro di preghiera ecumenico a cui partecipano centinaia di persone. Il Cenacolo è stato anche usato su richiesta per preghiere ecumeniche in altre occasioni. Così la visita di Giovanni Paolo II non è stata "una rara opportunità". È solo che Sir Jeff e i suoi amici cavalieri non posseggono questo luogo.

Basta con questo elenco di falsità. Consideriamo l'unica importante affermazione nel blog di Sir Jeff che corrisponde al vero: "Israele ha anche negato il visto di soggiorno a più di 500 lavoratori religiosi e clerici per vivere e lavorare in Cisgiordania e Gaza." Ed avrebbe potuto dire di più: negli ultimi anni, Israele ha reso sempre più difficire per il personale straniero cristiano, e persino ad amici cristiani di Israele, di dimorare all'interno dei suoi confini. Io stesso sono stato un costante critico di questa politica, recentemente e in altre previe occasioni.

Ma Sir Jeff dovrebbe chiedersi: se degli eminenti cristiani prendessero l'abitudine di diffamare lo Stato di Israele e pubblicassero delle menzogne su di esso in internet, perché Israele dovrebbe mostrare il desiderio di offrirgli residenza? Il suo blog non è l'unico, costituendo un compendio di affermazioni infondate contro Israele espresse negli ultimi anni da altri leader cristiani di molte denominazioni.

Molte bugie individuali sono state confutate molto tempo fa, ma le bugie vengono spregiudicatamente e di proposito ripetute in continuazione. Tutto ciò dà ragione ad Israele di essere diffidente di ogni cristiano che cerchi di venire a vivere lì. Sir Jeff dovrebbe considerare la sua propria responsibilità in questo ambito.

Inoltre, come nell'attuale caso di America Magazine, sono spesso importanti pubblicazioni cristiani che, senza esitazione, forniscono tali cristiani di queste opinioni. Le consuete dichiarazioni di non responsabilità ("non condividiamo necessariamente l'opinione di questo giornale") sono inadeguate quando un'intera nazione viene diffamata.

Diamo a Sir Jeff il beneficio del dubbio e riteniamo la possibilità che molte delle sue affermazioni siano state copiate in tutta ignoranza dai suoi predecessori in una diffamazione cristiana di Israele. Poi lasciamo che prenda esempio da Richard Goldstone, che è stato così coraggioso da ammettere che l'eponimo Goldstone Report conteneva dichiarazioni gravemente errate sullo Stato di Israele.

Sir Jeff è libero di rimuovere il suo blog e di ammettere pubblicamente i suoi gravi errori. Potrà il cavaliere cattolico uguagliare il coraggio del giudice ebreo?

Malcolm Lowe is a Welsh scholar specialized in Greek Philosophy, the New Testament and Christian-Jewish Relations. He has been familiar with Israeli reality since 1970.

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