Scritto da The Washington Post
Categoria: Israele e la Chiesa

(Washington Post, 31 marzo 2005) Gerusalemme, Israele -- Un Cardinale Cattolico afferma che il supporto dei cristiani europei per Israele non è basato sul senso di colpa dell'Olocausto e che i cristiani dovrebbero riconoscere il sionismo come elemento biblico.

Christoph Cardinal SchoenbornL'arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schoenborn, parte di una delegazione austriaca in visita, ha esposto tali osservazioni mercoledì, all'Università Ebraica di Gerusalemme, come ha riportato il Jerusalem Post.

Schoenborn ha ribadito l'importanza, dal punto di vista dottrinale, dei cristiani di riconoscere la connessione degli ebrei alla "Terra Santa", e che i cristiani dovrebbero gioire del ritorno degli ebrei in Palestina, in quanto compimento di una profezia biblica.

Egli riporta anche che Papa Giovanni Paolo II stesso aveva dichiarato il comandamento biblico per gli ebrei di vivere in Israele essere un'alleanza perenne rimasta valida fino ad oggi.

Alla domanda di un sacerdote palestinese a Schoenborn se la creazione del moderno stato di Israele non fosse un'espressione della colpa europea per l'Olocausto, il cardinale ha risposto di no.

Il cardinale, considerato un candidato alla successione di Papa Giobanni Paolo II, ha fornito, mercoledì  notte, un forte messaggio in favore degli insediamenti ebraici in Terra Santa, rifiutando l'affermazione che il sostegno dei cristiani europei per lo Stato di Israele fosse basato su un senso di colpa dell'Olocausto e ribadendo che tutti i cristiani dovrebbero riconoscere il sionismo come una necessità biblica per il Popolo ebraico.

L'arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schoenborn, parte di una delegazione austriaca in visita, ha esposto tali osservazioni all'Università Ebraica di Gerusalemme sul tema "Il paese eletto da Dio".

Dopo aver chiesto: "Che cosa significa per noi Eretz Yisrael [il paese di Israele]" Schoenborn ha risposto sottolineando l'importanza dei cristiani non solo di riconoscere la connessione degli ebrei al paese ma anche di garantire che l'identificazione cristiana con la bibbia ebraica non porti ad una "usurpazione" dell'unicità degli ebrei.

"Solo una volta nella storia dell'umanità Dio prese un paese come eredità e lo diede al Suo popolo eletto" ha detto Schoenborn, aggiungendo che Papa Giovanni Paolo II stesso aveva dichiarato il comandamento biblico per gli iebrei di vivere in Israele essere un'alleanza perenne rimasta valida fino ad oggi. I cristiani, ha detto Schoenborn, dovrebbero gioire del ritorno degli ebrei in Terra Santa come compimento di una profezia biblica.

Un sacerdote palestinese ha sfidato il cardinale su questo punto chiedendogli come poteva egli predicare alla sua congreggazione palestinese che l'instaurazione di un moderno stato ebraico non fosse una "catastrofe" come loro la chiamano, o il risultato del senso di colpa delle potenze europee dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Schoenborn ha risposto dicendo che "Io stesso sono un rifugiato" – alla fine della Seconda Guerrra Mondiale, quando era un neonato, i genitori di Schoenborn fuggirono in Austria dalla Cecoslovacchia – e che egli sentiva dolore davanti alla non riconosciuta ingiustizia sofferta da migliaia di cechi. Ciononostante, ha detto, sia quel caso, sia il conflitto arabo-israelinao sono questioni di legge internazionale, mentre l'elezione del popolo ebraico e la loro eredità in Terra Santa sono questioni di fede che risalgono alla Bibbia stessa.

Schoenborn ha detto anche che spera che il conflitto si risolvi in accordo con le leggi internazionali e con il rispetto per la giustizia del popolo palestinese. "Tutti noi desideriamo questa soluzione", disse. "Tuttavia non sono un ingenuo. I conflitti sono parte di un'amore per il paese (da entrambe le parti) e lo sono sempre stati.... Una soluzione semplice non esiste".

Articolo originale: "Che cosa credono i cardinali"


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